giovedì 9 luglio 2015

IL CONSIGLIO COMUNALE DI AGRIGENTO E I POTERI FORTI

E' a dir poco allarmante, per chi ama la democrazia e intende difenderne i principi e le regole, quello che è accaduto nelle prime due riunioni del consiglio comunale di Agrigento per l'elezione del presidente e dei componenti le commissioni consiliari.

Era noto che la scelta del presidente era avvenuto per accordi di vertice già diversi giorni prima, ma questo consiglio comunale non ha voluto neppure salvare le forme, affermando l'inutilità delle decisioni da prendere in aula rispetto agli accordi maturati in altre stanze. La candidatura di Daniela Catalano infatti non è stata neppure presentata in aula per spiegarla e sostenerla con adeguate ragioni. Essa quindi non è maturata nell'aula consiliare nè sostanzialmente nè formalmente. Chi l'ha generata ha rivelato un disprezzo nei confronti dell'aula allarmante. Nella seconda seduta la presidenza ha assunto un ruolo nella vicenda della nomina dei componenti le commissioni consiliari molto discutibile.

E' stata la stessa presidente Daniela Catalano e non i capigruppo ad indicare i candidati da eleggere nelle varie commissioni. Piuttosto che assumere un ruolo alto, di super partes e di garante dei processi democratici di formalizzazione delle candidature, la presidenza del consiglio in questa occasione è divenuta terminale di accordi, anche questi maturati in altre stanze. Per quali ragioni ogni gruppo abbia deciso di proporre al bilancio o all'urbanistica tizio piuttosto che caio non è stato spiegato in aula dai capigruppo.

La presidente Catalano è arrivata con un foglietto su cui erano riportate le fredde decisioni di accordi politici che non doveva e non aveva evidentemente bisogno di spiegare, nè ai consilieri comunali nè all'opinione pubblica.

Mussolini disse del Parlamento che se avesse voluto, ne avrebbe fatto un bivacco per i propri manipoli. Se non siamo a questo punto, non ne siamo però neppure molto lontani: per i capi della partitocrazia locale, che hanno deciso tutto quello che è avvenuto in queste prime due sedute, il consiglio comunale di Agrigento non è un organismo di discussione, di dialogo sul merito delle scelte, ma l'esecutore dei loro desiderata. La maggioranza del consiglio comunale sembra così consapevole di ciò da non sentire neppure il dovere di salvare le forme, ritenendo di non dover rendere conto a nessuno delle scelte operate.

Solo Marcello La Scala, consigliere del Movimento Cinque Stelle, ha dato prova di avere ben inteso il proprio ruolo, portando in aula le proprie proposte per la discussione, ma si è trovato dinanzi ad un muro di gomma

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