mercoledì 26 marzo 2008
agrigento: i clandestini vengono assistiti meglio degli agrigentini.
Qualche giorno fa ho conosciuto Lina. Un amico mi ha detto:"Scrivi un articolo per lei, forse qualcuno potrà aiutarla". Ho incontrato Lina, sono stato a casa sua. Oggi è stato pubblicato sul giornale di Sicilia il mio articolo sulla sua dolorosa vicenda.
”Il povero grida e nessuno lo ascolta: questa è la mia esperienza”, dice Lina Laisa, ripetendo il verso di un salmo che ha sentito in Chiesa. “E quando dico nessuno parlo pure del Sindaco, da cui sono andata con i miei due figli e a cui ho chiesto aiuto, piangendo. Ma mi ha detto che per il momento non può aiutarmi. Ha allargato le braccia e non mi ha dato neppure un’indicazione su cosa posso fare per vivere un po’ meglio in questa città”. E da parte sua il Sindaco Zambuto riconosce che “la situazione è davvero drammatica. Ogni giorno bussano alla mia porta famiglie bisognose e mi chiedono duecento-trecento euro, o anche una casa popolare. Ma non abbiamo risorse per affrontare queste emergenze. L’appello della Caritas conferma la drammaticità della condizione in cui la città si trova”. Ogni anno a Lampedusa sbarcano migliaia di clandestini. Vengono immediatamente rifocillati, assistiti, entrano in progetti grazie a cui ricevono assistenza per diversi mesi.Lina ha la sfortuna di non essere una clandestina, quindi per lei non ci sono progetti di sostegno. Per lei l'assistenza ha il volto di un sindaco che non sa cosa fare, di un'assistente sociale che le dice che forse le toglieranno i figli, di volontari che spariscono appena si rendono conto che il suo caso è molto serio ed impegnativo.
Lina, quarantasette anni, due figli di sei e nove anni, ha scritto a Zambuto:” io e i miei figli viviamo in una casa umida, dove le pareti sono coperte ovunque di muffa, la doccia non funziona, non c’è acqua calda, per lavarci scaldiamo l’acqua nella pentola e ci laviamo in una vasca di plastica, il lavandino è pure rotto, non ha lo scarico collegato, io devo mettere il secchio sotto e quando è pieno lo svuoto. Non ho neppure i soldi per pagare l’idraulico. Dovrei pagare 170 euro di affitto al mese, ma è da un anno che non riesco a pagare, ho potuto dare solo una piccola somma”. Prima del Sindaco era stata a trovarla un’assistente sociale del Comune, che quando è andata a casa di questa povera mamma ed ha anche visto in quali condizioni vive con i figli, anzicchè proporle un piano di aiuti l’ha lasciata in uno stato di maggiore angoscia: ” Mi ha detto che potrebbero togliermi i bambini e metterli in un istituto per minori. Anche per questo ho scritto al Sindaco. Lo so che i miei figli non vivono con tutte le comodità che ogni bambino merita, ma so anche che loro sono tutta la mia vita e che per loro io sono tutto il loro mondo, e nonostante i disagi vivono sereni e sono sempre sorridenti”, dice Lina e ha pregato il Sindaco “ di non limitarsi a delegare il mio caso agli assistenti sociali, altrimenti senza i miei bambini so già che questa vita deciderò di non viverla più”. Da molti anni è divorziata, ma non riceve alcun assegno di mantenimento dall’ex marito. “Ma come faccio a pagarmi un avvocato che faccia rispettare i miei diritti ?”, si chiede. I poveri ad Agrigento non hanno neppure un ufficio informazioni che li possa guidare nelle loro richieste. ”C’era stata un avvocato della Caritas che aveva detto che avrebbe fatto qualcosa. Ma come tanti, dopo un po’ non si è fatta più sentire. Noi poveri in questa città siamo una seccatura per molti”, dice con molta amarezza. La signora ogni tanto riceve qualche piccolo aiuto dai volontari vincenziani, ma non si tratta di un sostegno sistematico, ma solo saltuario. Va per fortuna alla mensa della solidarietà. “Ma siamo in tanti a chiedere aiuto e sempre di più e tante volte mi dicono che non possono aiutare me, perché ci sono altri nel bisogno”. Dal Comune ha ricevuto in questi ultimi cinque anni in occasione di un Natale solo un buono pasti. “L’assistente sociale mi ha detto: a lei non toccano aiuti, lei è giovane, può lavorare. Bene le ho detto, allora mi dia un lavoro. Mi ha risposto con delle battutine umilianti”, ricorda con amarezza la signora Laisa, che lavora molto saltuariamente facendo le pulizie in qualche casa o in qualche negozio. “Nel pomeriggio però e d’estate ho molte difficoltà perché devo badare ai miei figli. Non ho nessuno a cui lasciarli e non ci sono strutture comunali dove posso portarli mentre io sono al lavoro. Così posso lavorare solo di mattina. D’estate poi è peggio, perché di mattina non vanno a scuola”. Lina ha un appello che ha gia rivolto anche al Sindaco:”prego qualcuno di tendermi una mano”.
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