domenica 17 gennaio 2010

Agrigento Maglia Nera. Mio articolo pubblicato sul quotidiano Il manifesto


Agrigento MAGLIA NERA
Operatori sociali senza stipendio da mesi, il Comune che non riesce a pagare in tempi sostenibili gli appalti, l'acqua manca ma le bollette sono salatissime dopo la privatizzazione. E i turisti scappano nonostante i Templi. Ecco perché la città è all'ultimo posto in Italia per qualità della vita
Al secondo piano del Palazzo di Città di Agrigento l'intera giunta comunale stappa le bottiglie di spumante e si complimenta con se stessa e con il sindaco per i risultati raggiunti nel 2009. Nello stesso giorno l'annuale statistica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita in Italia ha marchiato la Città dei Templi come la peggiore d'Italia. Dinanzi al portone dello stesso settecentesco edificio in cui la giunta festeggia, protestano i giovani operatori della comunità per minori Giovanni XXIII. Loro hanno ben poco da festeggiare: da nove mesi sono senza stipendio. Il giorno prima erano stati i familiari dei minori con handicap a richiedere il bonus socio-assistenziale che aspettano da quasi un intero anno e a minacciare l'occupazione della sala del consiglio comunale. Durante tutto l'anno maestranze varie e lavoratori delle cooperative hanno urlato la propria rabbia per i troppi ritardi e per la paura del licenziamento. Anche molte ditte che vincono le gare d'appalto rinunciano perché sanno che il Comune non è in grado di mantenere neppure nel medio termine i propri impegni di spesa. «Negli ultimi trenta-quaranta anni siamo stati in balia dell'immobilismo - si difende il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto - I soldi pubblici sono stati usati non per fare autostrade ma per ingrossare la macchina regionale di precari». Dimentica però che solo pochi anni fa anche lui aveva ricoperto la carica di assessore comunale al bilancio in una giunta di centrodestra. Poi il giovane avvocato nel 2007 è stato eletto sindaco con una lista sostenuta dal centrosinistra, ottenendo il 70% dei voti in una città che era stata sempre saldamente in mano alla Dc e al centrodestra. Finita la luna di miele col Pd e la Margherita, solo sei mesi dopo la nomina a Sindaco, è volato a Roma col ministro agrigentino Angelino Alfano per ufficializzare a Berlusconi il suo passaggio nel Pdl.
Nulla da invidiare. Ma a chi?
Non fa drammi, invece, dopo avere conosciuto la classifica del Sole 24 Ore, il presidente della Provincia, Eugenio D´Orsi: «È vero, abbiamo gravi problemi come la mancanza d'acqua o quelli legati alla viabilità e altri servizi, ma penso che non abbiamo nulla da invidiare alla provincia di Trieste, che risulta prima nella classifica sulla qualità della vita». L'aeroporto, l'acqua, le autostrade: sogni che in questa terra si rincorrono da decenni. In tremila sono scesi in piazza due mesi fa per chiedere uno scalo aeroportuale in provincia. «A costo di farmi denunciare l'aeroporto sarà fatto. Anche se dovesse essere abusivo», garantisce il presidente D'Orsi, che su questa promessa sta puntando tutto il suo impegno, trascurando però molti altri problemi quotidiani che tormentano anche di più gli agrigentini. Come l'acqua. Nella provincia notoriamente più assetata d'Italia i militari fanno la guardia alle condotte idriche per contrastarne i furti. Sul tavolo del procuratore della repubblica sono arrivate tremila firme di cittadini che chiedono che si indaghi sulla Girgenti Acque la società privata a cui l'Ato idrico ha affidato il servizio e che ha inviato bollette salatissime ("pazze" dicono ad Agrigento) stabilite senza la necessaria lettura dei contatori, ma con il sistema del pagamento forfettario e dei conguagli. La media delle bollette è di oltre 500 euro, contro i 229 della media nazionale (ma sono arrivate anche bollette con pagamenti a conguaglio di tre e quattromila euro). Un paradosso che emerge da un'indagine di Cittadinanzattiva che ha preso in esame, per tutti i capoluoghi di provincia italiani, il servizio idrico integrato (acquedotto, canone di fognatura e depurazione, quota fissa o ex nolo contatori) in riferimento al costo annuo sopportato da una famiglia di tre persone che consuma mediamente 192 metri cubi d'acqua ogni anno. Ad Agrigento il costo del servizio è aumentato in modo particolare negli ultimi due anni, da quando è gestito da Girgenti Acque, con un incremento del 38%. Il polso della situazione ce l'hanno gli operatori nel settore turistico. Il Consorzio Valle dei Templi ha da poco pubblicato i suoi amari bilanci: durante il 2009 nella Valle si è registrato il 13,6% in meno di paganti rispetto allo scorso anno: 616.503 nel 2008, 558.360 nell'anno appena passato.
Turismo in crisi
«Il Consorzio ha sollecitato più volte le istituzioni ad una maggiore attenzione nei riguardi del comparto e ciò per sostenere l'industria del turismo che risulta essere, per Pil, la prima della provincia. Duole sottolineare che nessun investimento è stato fatto a sostegno della crisi economica che ha portato negli ultimi due anni ad una riduzione delle maestranze impegnate nel comparto turistico provinciale, che certamente ha superato le 300 unità oltre a quelle, di circa 500, nell'indotto», denunciano i dirigenti del consorzio agrigentino. I convegni sul rilancio del turismo si sprecano. Intanto però si attende da dieci anni il piano per il parco archeologico istituito con una legge regionale, approvata nel 2000, dopo una gestazione trentennale. Molti siti archeologi sono chiusi, perché l'ente parco non ha le risorse per pagare i sorveglianti. Gli introiti dovrebbero venire anche dallo sbigliettamento agli ingressi nei siti archeologici più visitati e nel museo, ma i visitatori diminuiscono e con essi anche le entrate. «Non ho mai visto nella Valle così pochi turisti come in questi ultimi mesi - dice Peppe Lo Pilato direttore del giardino della Colimbetra, una delle zone più belle e apprezzate dai turisti - È un disastro».
Una delle occasioni annuali che da sessantacinque anni porta migliaia di visitatori nella Città dei Templi è la Sagra del mandorlo in fiore. Una manifestazione che si svolge nella prima settimana di febbraio. L'appuntamento più importante della Sagra è con il Festival internazionale del folklore al quale partecipano per una intera settimana una ventina di gruppi folkloristici dei cinque continenti. Ma ancora oggi, a pochi giorni dalla nuova edizione, non è stato varato il programma e non è dato sapere se si svolgerà. Il sindaco e il presidente della provincia litigano per stabilire chi dovrà organizzare l'evento. È una guerra politico-affaristica per determinare chi gestirà le risorse e darà gli incarichi e gli appalti. Problema molto sentito in una terra dove politica fa rima con clientelismo. La Regione non ha ancora messo a disposizione la somma necessaria,quindi gli operatori turistici e gli albergatori non sanno cosa rispondere a chi vorrebbe prenotare per seguire la manifestazione.
Più pensionati che occupati
Altri dati freschi sulla situazione ad Agrigento li hanno i sindacati. «In provincia abbiamo più pensionati che occupati - dice Piero Mangione della Cgil - i pensionati sono 147 mila e i lavoratori regolari 122 mila. Nel capoluogo, su una popolazione di 59 mila abitanti, ci sono 12.294 pensionati e molti di questi continuano a mantenere i figli ancora disoccupati». Ma non tutti i pensionati naturalmente sono uguali. Sensazione ha destato la notizia che la Procura della Repubblica indaga per fare luce sulla buonuscita per il prepensionamento del direttore della Cassa Edile, un importante esponente della Cgil, Salvatore Grado, che avrebbe intascato ben ottocentomila euro, quanto un manager di una grande industria. Scandalo venuto alla luce solo dopo alcuni dissidi sorti nel mondo sindacale agrigentino.
Stando ai dati dell'Unione delle Camere di Commercio, poi, sono più le aziende che chiudono che non quelle che nascono. E quelle che aprono hanno difficoltà enormi ad ottenere i permessi. Il presidente provinciale della Confindustria Giuseppe Catanzaro denuncia da tempo la burocrazia provinciale e regionale che rallenta l'attività imprenditoriale. «Chiediamo di lasciare all'impresa la possibilità di creare ricchezza e nuovi occupati, per farlo non possiamo avere nemici dichiarati. Spesso gli imprenditori sono costretti a fronteggiare pochi, ripeto pochi, inopportuni responsabili della cosa pubblica che vedono nell'impresa un nemico da danneggiare, o peggio, un'occasione per ambizioni personali», afferma Catanzaro, che da diversi mesi vive sotto scorta per avere denunciato gli uomini delle cosche che gli chiedevano il pizzo e hanno più volte incendiato i suoi capannoni.
I progetti affossati
Più duro è Salvatore Moncada, l'imprenditore agrigentino re dell'eolico, che costruisce a sue spese tutto quello che gli occorre, persino il palazzetto dello sport per Fortitudo, la sua squadra di basket che gioca in serie A dilettanti ma non ha ad Agrigento una struttura considerata a norma dalla Federazione. Alla fine dello scorso anno ha convocato i giornalisti raccontando di 150 milioni di investimenti bloccati per un anno dalla burocrazia regionale. E cita alcuni casi emblematici: 15 progetti che giacciono «negli armadi dell'assessorato», come quelli per impianti di biomasse ad Agrigento, per i quali dall'inizio del 2007 il gruppo Moncada attende il decreto di emissione fumi. O la vicenda di Porto Empedocle, dove Moncada vuole costruire un impianto di turbine eoliche e si è impegnato a dragare gratuitamente il porto, ma aspetta da tempo una concessione demaniale. Poi c'è la vicenda di un parco eolico nell'agrigentino: i terreni su cui doveva sorgere il progetto aveva problemi di criminalità, «dopo la denuncia abbiamo spostato le macchine per non favorire la mafia. Aspettiamo ancora la variante», dice l'imprenditore a capo di un gruppo che conta 200 dipendenti, lavora in Stati Uniti, Bulgaria, Romania, Albania, Mozambico e Tunisia e ha un piano di investimenti nei prossimi cinque anni di un miliardo e mezzo solo in Sicilia. Burocrazia permettendo.
I ladri di Villaseta
Ma dove non arriva la burocrazia o la mafia entrano in gioco i ladruncoli. Nel quartiere più emarginato della città, a Villaseta, finalmente dopo una quindicina di anni il Comune aveva trovato i soldi per realizzare un impianto di riscaldamento. Ma durante i lavori, con sconcertante facilità, penetrando in un sottopasso privo di cancello, i ladri di rame hanno rubato 250 metri di tubi di rame. Così anche quest'anno gli scolari di Villaseta resteranno al freddo. Non è neppure il male maggiore in questo quartiere. Da un decennio la gente denuncia l'alto tasso di inquinamento, accertato anche dalle centraline installate dalla Provincia regionale (e tempestivamente ritirate dallo stesso Ente, quando i livelli registrati erano altamente superiori alla norma). Un comitato ha presentato alla Procura e al Prefetto petizioni, denunce, prove fotografiche. Ma tutto qui si scontra con un muro di gomma e con la rassegnazione.
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