giovedì 21 agosto 2008

agrigento:depuratore: i colpevoli e le vittime

Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo

Il mare di San Leone, considerata risorsa basilare dell’economia della città e privilegio dei suoi abitanti si è diventato una minaccia grave per la salute della popolazione e contribuisce al degrado ed alla crisi della nostra economia, con i turisti in fuga e i medici dell’ospedale a dare soccorso a quanti temerariamente si bagnano in un mare che la gentile sig.na Casà di Legambiente ha crudamente definito “di merda”, anche se dovrebbe dirlo a quelli di “Goletta Verde” e al suo amico Giuseppe Arnone.
Unico responsabile di questo enorme disastro ambientale, che cocciutamente si è opposto alla costruzione del depuratore e ancora oggi ne impedisce il completamento la messa in funzione, avendo tratto in errore, prima, la Procura della Repubblica con i suoi libelli attossicati, innescando un processo che dura da diciotto anni e si è rivelato una bufala, stravolgendo la vita politica e come non bastasse ha sviato il Consiglio Comunale facendogli adottare una decisione folle, che elimina la localizzazione del depuratore dal sito previsto dal Parf e dagli strumenti urbanistici e non ne indica uno diverso e possibile.
La qual cosa fa disperare perfino della stessa sensatezza dei nostri Consiglieri Comunali, che dovrebbero di corsa rivedere una deliberazione priva di senso e di giustificazione, per non rendersi corresponsabili di tutte le scelte sbagliate di Arnone e condannare la città a restare priva del depuratore per almeno dieci anni.
Il segretario della CGIL Piero Mangione ha descritto bene sulla stampa la gravità dei problemi di Agrigento e provincia, compreso quello della mancanza di un approvvigionamento idrico adeguato.
Ha concluso, però, rimettendo la speranza di una soluzione delle gravissime necessità civili degli agrigentini nelle mani dei politici e della deputazione.
No caro segretario, non basta che tu parli, deve parlare la popolazione in piazza, la Cgil deve fare sistema con le altre organizzazioni sindacali e quelle professionali e di categoria e mobilitare la gente, rompere la ragnatela delle lamentazioni inutili nei bar e nelle piazze e stabilire un rapporto dialettico con le Autorità di Governo se si vuole che le cose cambino davvero e si realizzino le opere, le infrastrutture e i lavori che ci occorrono e si adottino provvedimenti idonei a risollevare una città e una provincia con le gomme a terra, in uno stato di degrado, di abbandono e di sfiducia che disonora la classe politica ma chiama alle proprie responsabilità tutti quanti, perché la crisi è grave e oramai morde tutti.
Possibile che debba riuscire solo Bossi a riformare lo Stato, a renderlo meno accentratore e più vicino e attento al territorio, mentre noi stiamo solo lamentarci che anche questa riforma si fa contro il Meridione?
Enrico Quattrocchi
Presidente del Centro Culturale “Piero Calamandrei”

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